Milo e Cosimo sono mediocri fotografi. Le loro foto sono il frutto di un lavoro frettoloso, superficiale e approssimativo. Ma Milo e Cosimo sono anche grandiosi fotografi. Non c’è nessuna contraddizione. Hanno ammesso a loro stessi e al mondo le loro incapacità e le hanno afferrate e domate e straziate facendone la chiave del loro successo. Milo e Cosimo esaltano il carattere dilettantesco dei propri lavori fino al limite della caricatura. Scelgono coscientemente di sfruttare i mezzi più semplici e modesti, quelli dell’inizio della loro attività fotografica, per rendere anche visivamente il pressappochismo della loro tecnica e la fragilità dei loro soggetti. Milo e Cosimo sono i fotografi del “buona la prima”, le loro immagini ritraggono il comune, il banale, lorrido quotidiano. Rischiano composizioni ripugnanti, pretenziose. I loro modelli sono talentuosi dilettanti, mai professionisti; corpi che si fanno voler bene più che stimolare sentimenti di ammirazione o addirittura di invidia. Per questo larte di Milo e Cosimo è stata anche definita “fotografia dell’affetto”.